Flow(ers) on Mars
Mi ha sempre affascinata quel potere evocativo e immaginifico che hanno le immagini, il loro poter trasformare delle cose della realtà in un qualcosa di diverso, crearci delle storie attorno, provare a far cambiare punto di vista nei confronti della vita e di come viviamo. Ultimamente, poi, se mi chiedessero di pensare al futuro che ci aspetta, almeno dal punto di vista ambientale, me lo immagino come un panorama desolante e desertico, secco, bruciato e alienante: questo proprio a causa delle previsioni catastrofiste che mi vengono poste sotto gli occhi quotidianamente.
Per sfuggire al pessimismo che permea le riflessioni sul destino del nostro ormai tristemente malconcio Pianeta, immagino scenari in cui l’uomo arriverà a colonizzare lo spazio, facendo di un pianeta come Marte la sua personale depandance. Così mi imbatto in articoli scientifici sulle nuove scoperte riguardanti quello strano pianeta carminio, tipo questo:
“Da tempo sappiamo che Marte nel primo periodo successivo alla sua formazione era un pianeta ricco di acqua e gli scienziati stanno cercando di capire quali cambiamenti lo abbiano portato a prosciugarsi in modo così estremo, fino a essere caratterizzato da quelle sterminate e aride distese di colore rossastro testimoniate in modo spettacolare dalle immagini del rover Perseverance.
Finora gli unici residui del suo passato di pianeta blu, di cui Marte porta traccia nei numerosi letti fluviali ormai vuoti e in grandi bacini marini e lacustri asciutti, sembravano intrappolati nelle distese di ghiaccio sotterraneo presenti ai poli o nei loro dintorni e (ma su questo aspetto c’è maggiore incertezza) dai laghi individuati nel sottosuolo marziano, sempre nelle regioni più fredde del pianeta.
Per questo motivo l’annuncio, nei giorni scorsi, della scoperta di un enorme deposito di acqua localizzato sotto la superficie di Vallis Marineris, un sistema di canyon appena a sud dell’equatore di Marte, è qualcosa che può cambiare non solo le conoscenze sul pianeta rosso e sulle forme di vita che potrebbe aver ospitato nel corso della sua storia ma anche le prospettive delle future esplorazioni umane.”1
Flow(ers) on Mars che fa riferimento ad una riflessione personale sullo sviluppo di forme di vita vegetale sul pianeta rosso nel futuro; il titolo gioca sulla parola Flow ovvero flusso, dell’acqua o anche del tempo, e Flowers, fiori, ovvero i principali soggetti della mia osservazione fotografica. Immaginando una possibile flora marziana del futuro, sono partita da fiori terrestri e ho immaginato che effetti di illuminazione potrebbero verificarsi all’interno di una neonata atmosfera un po’ rarefatta attraverso cui filtreranno le scie di comete e satelliti che sfrecceranno come automobili in autostrada.


Bianca Polimeno
Flow(ers) on Mars
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